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Amanita proxima


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#1 marinetto

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Inviato 27 ottobre 2009 - 17:04

Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)


Basionimo: Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)
Sinonimi: Amanita ovoidea var. proxima (Dumée) Bon & Courtec., Docums Mycol. 18(no. 69): 37 (1987)

Descrizione della raccolta
Pileo 100 mm, non molto carnoso, dapprima semigloboso quindi convesso, infine disteso, senza evidente umbone, cuticola sericea, interamente asportabile, alle volte con presenza di radi residui di velo generale di colore ocraceo, apparentemente secca, viscosetta dopo umidificazione, persistentemente bianca, margine liscio, intero o ornato da residui del velo parziale.
Lamelle libere, mediamente fitte (8-9 x 1 cm), larghe, spesse ma fragili, da rettilinee a leggermente ventricose, bianche nel giovane, crema chiaro nell’adulto, taglio concolore, finemente fioccoso-crenulato, lamellule poco abbondanti (1 l./2-2 L.), tronche.
Stipite 140 x 17 mm, base fino a 35 mm, a lungo pieno, robusto, da cilindrico a progressivamente allargato verso la base fino a sub bulboso, persistentemente bianco, ornato da piccoli fiocchi burrosi concolori, nella parte sottostante l’anello, delicatamente striato longitudinalmente nella parte superiore.
Velo parziale sottoforma di anello membranaceo, ben evidente in tutti gli stadi di sviluppo, supero, fragile soprattutto nella zona distale; finemente striato nella parte superiore.
Velo generale fortemente membranosa, da subito ocra-aranciato nella parte esterna, bianca internamente, strettamente inguainante la base, simile a quella di A. ovoidea.
Carne soda consistente, soprattutto nello stipite, al taglio bianca nel pileo, seccando, leggermente ingiallente nella polpa dello stipite; odore tipico, di cantina ammuffita simile a quello di A. ovoidea ma meno intenso, sapore vagamente marino (polpa d'ostrica), mai piccante. Sporata bianca.

Descrizione microscopica
Spore (8,1) 8,7-11,0 (13,1) x (5,4) 5,8-7,6 (8,3) µm, in media 9,78 x 6,62 µm, Q. = 1,35-1,64; Qm = 1,48; Vol. = 165-335; Vol.m = 229 µm³; amiloidi, lisce, ialine, ellissoidi in proiezione laterale, ovoidi in proiezione frontale, con una grande goccia oleosa centrale, apicolo evidente.
Basidi 48-66 x 8-13 µm, in media 58 x 10,5 µm, Vol.m = 3617 µm³; in maggioranza tetrasporici, claviformi, molto snelli; albero sub imeniale di tipo filamentoso.
Cellule marginali (29) 33-53 (55,5) x (13,5) 17,5-31,5 µm, Qm = 1,74; Vol.m = 13174 µm³; abbondanti, localizzate a mucchietti su buona parte del filo lamellare, di forma banale, da sferopeduncolate a largamente clavate, a parete sottile, ialine.
Pileipellis formata da una ixocutis spessa fino a 350 µm, composta da ife cilindriche, ialine, le più esterne leggermente incrostate, larghe 1,5-6 µm; subpellis formata da ife cilindriche, larghe 5-16 (19) µm.
Velo parziale (prelevato da un lembo di anello pendulo posizionato sullo stipite), formato prevalentemente da ife filamentose con diametro 4-7 µm, con terminali clavati larghi (9,5) 12-27 (30) µm, e scarsi sferociti sparsi.
Velo generale “prelevato dall’orlo dalla volva”, formato prevalentemente da ife filamentose, più o meno ramificate, settate, le più esterne leggermente incrostate e gelatinizzate, con diametro 4-11 µm, con l’elemento terminale largo 11,5-26 µm, da sub cilindrico a clavato; sferociti presenti ma molto scarsi. Ife vascolari non osservate. Giunti a fibbia non osservati in nessun tessuto del basidioma. Reazioni chimico-cromatiche: FeSO4, Fenolo, NH4OH, KOH = ovunque negativi.

Materiali e Metodi: lo studio è stato effettuato su materiale fresco, mentre in alcuni casi ci siamo valsi del supporto di foto macro a forte risoluzione e di uno stereo microscopio Optech trinoculare. I preparati e le misure microscopiche sono stati eseguiti usando come mezzo di governo H2O, ed ove necessario, Rosso Congo Ammoniacale 2%, il reagente di Melzer è stato utilizzato per l’accertamento di eventuali reazioni amiloidi o destrinoidi di spore o di tessuti del basidioma, le misure sporali si basano su 60 misurazioni, per le rimanenti tipologie cellulari si sono effettuate da 20 a 30 misurazioni a tipologia. Le foto macro sono state effettuate in studio, con l’ausilio di una fotocamera Reflex EOS 50D + obiettivo Canon EF 100mm f/2.8 Macro USM; le osservazioni e le foto relative alla microscopia, sono state eseguite con la medesima fotocamera e con l’ausilio di un microscopio biologico Optech Biostar B5 con testa trinoculare, supportato da ottiche Plan-APO, Illuminazione alogena 12V-50W a luce riflessa con regolatore di intensità. Le misure di tutti gli elementi sono state effettuate con il software di calcolo Mycométre. Le collezioni d’erbario sono conservate in erbario di A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso.

Dati di raccolta e Habitat: N. scheda: 4165. Data di ritrovamento: 25/10/2009. Località: Materija. Comune: Hrpelje-Kozina (SLO). Coordinate geografiche: 45°34'37.25"N 13°59'33.58"E. Altezza slm: 486. Habitat: Al margine di un bosco di Fagus, altra latifoglia e rado Pinus sp. Legit: Rachele Ruocco, Nevio Corbelli. Determinatore: Zugna M.

Osservazioni: sistematicamente, Amanita proxima Dumée, si colloca nel Sottogenere Lepidella, Sezione Volvatae, Sottosezione Ovoideinae, Serie Ovoidea, dove, assieme a A. ovoidea, A. aminoaliphatica e A. gilberti forma un piccolo gruppo abbastanza omogeneo se non fosse per i dubbi di Tulloss riguardo A. aminoaliphatica.

A tal proposito, anni addietro, ebbi a scrivere qualcosa a proposito di una esperienza fatta e che voglio riproporre, senza per altro, nulla aggiungere allo studio da me eseguito in questo frangente, in ogni caso, rileggendo quanto, a suo tempo da me ipotizzato, viene da chiedersi se i dubbi di allora sono stati infine fugati, almeno parzialmente, da questa esperienza.
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I miei dubbi su Amanita proxima Dumée
Correva l’anno 1992 quando, all’inizio di un autunno piuttosto piovoso, ci accingevamo alla preparazione della mostra micologica.
Vidi gli esemplari di Amanita ovoidea (Bull.) Link, già all’inizio dell’allestimento della mostra, erano dei soggetti che, avrebbe fatto bella figura in qualsiasi mostra fossero stati esposti “anche in una di quadri”, tanto erano maestosi.
Approfittai per prenderne un paio, ancora allo stadio primordiale o quasi, con un coltellino affilato sezionai un’esemplare chiuso, in modo da evidenziarne i particolari e li adagiai in un piatto da esposizione.
A completamento dell’opera, li vicino, ne posizionai alcuni, più sviluppati e con il cappello bene aperto, sistemati, come si fa’ spesso “anche se non andrebbe fatto”, infilandoli della parte basale su alcuni lunghi chiodi sistemati su un vassoio di legno, il tutto ricoperto alla base da abbondante muschio.
Quello che era certo, era che, la specie in questione non lasciava presumere il sospetto possa trattarsi di Amanita proxima Dumée, in quanto gli esemplari erano enormi, la volva bianca o appena un po’ ocra, l’anello effimero o completamente assente.
Particolari in contrasto con le peculiarità di Amanita proxima Dumée, che presenta una volva aranciata, un anello membranoso e, solitamente, una taglia minore.
Orbene, dopo un paio di giorni di mostra, dovetti cambiare gli esemplari “specialmente quelli infilzati”, con quelli che avevo lasciato nelle cassette in un luogo fresco per il solito ricambio “come si usa fare“.
A questo punto mi accinsi all’operazione e notai come i colori delle volve erano cambiati verso tonalità molto vicine a quelle che, solitamente vengono, attribuite ad Amanita proxima Dumée.
Fra me e me pensai che, con quei chiodi infilzati, probabilmente, i funghi si erano deteriorati prematuramente.
Pensiero che si fece convinzione quando, avvicinando la volva al naso sentii un odore “come di formaggio gorgonzola o quasi”, certamente non gradevole.
Il mio stupore aumentò, quando vidi che anche negli esemplari che avevo conservato “quelli della foto”, la volva aveva cambiato di colore però l’odore era molto meno intenso, quasi impercettibile.
Ultimamente, leggendo il BGMB 2000 XLIII - n° 2 Amanita, mi incuriosì l’articolo di Rhodham E. Tulloss - Nota sulla metodologia per lo studio del genere Amanita - pag. 57, punto E.
Il caso di A. aminoaliphatica Filippi, nom, inval.
L’autore fa’ alcune considerazioni molto interessanti per quanto riguarda il cambiamento di colore e la comparsa di odori particolari sulle amanite, causati da invasione di altri funghi. Articolo a cui vi rimando. A questo punto, c’è da fare qualche considerazione:
Punto I° come mai ricordo così bene il fatto. E’ presto detto, la diapositiva che state vedendo e che rappresenta i funghi di questa vicenda, è stata per me questione di dubbio per tutti questi anni, ogni volta che l’ho vista sul mio monitor o l’ho proiettata in una serata al gruppo, il dubbio ritornava a farsi forte, è Amanita ovoidea (Bull.) Link, oppure Amanita proxima Dumée? E l’odore! Quel odore particolare che ricordavo così bene, era dovuto a qualcosa oppure era l’odore naturale del fungo?
Punto II° Odore. Io ho sempre riconosciuto Amanita ovoidea (Bull.) Link, dall’odore “ad occhi chiusi”, in quanto quel odore particolare, che molti riconducono ad un odore di cantina umida o a quello di vecchio cassetto ammuffito, in tutti i casi sicuramente non gradevole.
Continuando con il punto in questione, se l’odore fosse stato di formaggio, me ne sarei accorto e mi sarebbe sorto qualche dubbio già al momento della prima determinazione. C’è da prendere in considerazione un eventuale cambiamento dell’odore dovuto ad un attacco da parte di qualche ifomicete?
Punto III° Il colore della volva. Su questo punto non credo ci sia molto da dire, in quanto, se la volva avesse mostrato subito queste colorazioni, il dubbio sarebbe stato ancora maggiore.
C’è da prendere in considerazione un cambiamento del colore della volva dovuto ad un attacco da parte di qualche ifomicete?
Punto IV° l’anello. Come ben sappiamo, l’anello di Amanita ovoidea (Bull.) Link è talmente fugace da rimanere quasi sempre sul naso di chi si accinge ad annusarla e, nel caso, l’anello era praticamente sparito in tutti gli esemplari adulti, Amanita proxima Dumée, al contrario, ha un anello persistente.
Punto V° la taglia; se questo può essere un carattere distintivo “anche perché ho raccolto molte volte Amanita ovoidea (Bull.) Link, di taglia minima”, gli esemplari in questione erano di taglia a dir poco massiccia.
Conclusioni: queste le lascio a voi, io mi sono fatto una mia idea per quanto riguarda le due specie in questione.
Aspetto ancora di vedere Amanita proxima Dumée (ho già visto diverse volte Amanita proxima Dumée, nelle mostre micologiche ma la determinazione mi ha sempre lasciato dei dubbi “in quanto le caratteristiche non erano mai molto ben rappresentative della specie”), con tutte le sue caratteristiche peculiari in evidenza, volva colorata, taglia minuta, anello persistente. Ribadisco che, dopo l’articolo di Tulloss, le mie perplessità sono aumentate.
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Fino a qui l’articolo da me scritto, a suo tempo, a commento di un Thread postato nel forum del Gruppo di Muggia e del Carso.
Ritornando allo studio appena eseguito, possiamo, ora, giudicare più concretamente riguardo le difformità tra le due specie. In sintesi, le differenze macroscopiche, potrebbero risolversi soprattutto in virtù del diverso tipo di anello e del suo modo di crescita e lacerazione, differenza suffragata da una composizione strutturale ben definita microscopicamente dalla presenza di una grande quantità di sferociti. Le spore, se pur in minor modo, sembrano differenti nella vista laterale e lo dimostrerebbe un quoziente medio superiore per quanto riguarda le spore di A. ovoidea. In quanto al colore della volva a prima vista dovrebbe essere quello che taglia la testa al toro ma, viste le mie esperienze precedenti “non solo quella citata nell’articolo ma anche alla mostra di quest’anno mi è successo che la volva di A. ovoidea cambiasse di colore assumendo tonalità del tutto simili a quella di A. proxima. Per quanto concerne l’odore ed il sapore, credo che anche questi non siano caratteri che possano aiutare a differenziare le due specie in quanto molto simili in entrambe i casi ed in ogni caso molto soggettivi.
Per quanto riguarda la sua commestibilità, Amanita ovoidea (Bull.) Link, andrebbe, cautelarmente, tolta dalle specie considerate commestibili, in quanto specie facilmente confondibile.

BIBLIOGRAFIA:
GALLI R. 2001 : Le Amanite. Milano.
Index Fungorum: http://www.indexfung...Names/Names.asp
MOSER M.1986: Guida alla determinazione dei funghi. I. Trento.
NEVILLE P. & S. POUMARAT 2004: Fungi Europei. 9. Amaniteae. Amanita, Limacella & Torrendia. Lomazzo.
TRAVERSO M. 1999: Il genere Amanita in Italia. Roma.


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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

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comparazione tra Amanita proxima e Amanita ovoidea

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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: pileipellis

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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: cellule del filo lamellare


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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: basidi


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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: albero subimeniale


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In foto: spore "Melzer"

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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: spore Rosso Congo

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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: velo parziale


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Amanita proxima Dumée, Bull. Soc. mycol. Fr. 32: 83 (1916)

In foto: velo generale

sezione totale
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parte esterna
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parte esterna
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struttura mediana
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struttura mediana
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struttura interna
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struttura interna
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struttura interna
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